Il Miacetto, il dolce che mangiate solo a Cattolica

Visto che le Feste di fine anno si avvicinano, parliamo di dolci natalizi ma in chiave romagnola. Ebbene, c’è un dolce natalizio che potete assaggiare solo nella città di Cattolica, qualche chilometro a sud di Rimini. Si chiama Miacetto. La sua notorietà si è però diffusa un po’ in tutta Italia grazie ai turisti che, stanziali o di passaggio nella “Regina” (è questo l’attributo che i cattolichini danno alla loro città), ne hanno decantato la bontà a destra e a manca. In effetti, a Cattolica hanno sfruttato commercialmente molto bene questo dolce tipico invernale proponendolo anche d’estate quando la cittadina si riempie di turisti. Quindi, se sarete ospiti della nostra struttura la prossima estate, vi proponiamo di fare un giretto nella Regina e di comprare e assaggiare questo dolce.

Miacetto, dolce dell’Avvento

Un tempo, oltre al Miacetto, Cattolica aveva un altro “piatto” tipico: il bizulà. Era una specie di pane biscottato a

Una torta di MIacetto. In copertina, foto di Di Eiminun da it.wikipedia.org.

forma di ciambella. Era mangiato dai pescatori quando uscivano in mare. Tradizionalmente, era trasportato in barca, tenuto appeso a un filo per evitare che si bagnasse a causa di onde troppo alte. Essendo cambiata la marineria e anche le esigenze di questa, di questo cibo locale si sono perse le tracce. Tornando al nostro Miacetto, possiamo dire che nell’aspetto assomiglia un po’ al pan pepato di Modena o al panforte toscano e ad altri dolci del centro e nord Italia ma si differenzia per la quasi totale assenza di spezie. Il perché è presto detto: il Miacetto è il dolce dell’Avvento, della vigilia del Natale. Perciò, nei tempi antichi, per obbedire ai precetti religiosi, era necessario cucinare “di magro”, eliminando dolci e cibi che contenessero carni, condimenti e grassi come lardo e strutto, formaggi, latte, burro e anche uova. Vide così la luce il Miacetto che univa mandorle, pinoli e noci tritate dalle campagne romagnole con aggiunta di uva passa e scorza di agrumi. Il tutto legato con miele, acqua, olio (unico condimento permesso in tempo di Vigilia) e farina integrale.

Gli ingredienti del Miacetto

Oggi la sua “composizione” si è arricchita. Dentro ci troviamo lo zucchero, la cannella e, volendo, si può anche aggiungere del cacao all’impasto. Resta comunque uno dei dolci più tradizionali del territorio romagnolo. Nel caso vi venisse voglia di prepararlo in casa, eccovi una ricetta che abbiamo trovato su internet, contenente dosi e ingredienti per quattro persone:

700g di noci con guscio

600g di uva sultanina

300g di mandorle sgusciate e tostate

100g di pinoli

400g di miele

300g di zucchero

cruschello

3 limoni

3 arance

1/4 litro scarso di olio extravergine d’oliva

3/4 d’acqua

un pizzico di sale

un pizzico di cannella

La preparazione del Miacetto

Cattolica (foto dal sito www.cattolica.info).

Sciogliete il miele nell’olio, unite l’acqua tiepida e lo zucchero, sale, cannella, l’uva (che prima avrete messo a mollo e ben scolata), noci tritate grossolanamente, mandorle, pinoli, scorza tritata di arance e limoni. Aggiungete il cruschello poco alla volta fino a ottenere una consistenza tale per cui un cucchiaio di legno rimane “in piedi”. Utilizzate acqua calda per tenere sufficientemente morbido l’impasto. Lasciate riposare per mezza giornata. Poi, ungete gli stampi (padelle larghe e basse) con abbondante olio d’oliva e versate il composto in modo che si spanda bene sul fondo e cuocia in forno a 180 gradi per circa quaranta minuti.

La misteriosa origine del nome

Ma da dove viene il nome Miacetto? L’etimologia è rimasta, per ora, un mistero. C’è chi sostiene che significhi “torta formata da mille acini”. Altri dicono che derivi dal termine dialettale mnàcia, “mosto”. Altri ancora che venga dal latino milaceus (cioè fatto di miglio), da cui derivano i termini migliaccio e migliaccetto, che in diverse regioni d’Italia indicano focacce completamente diverse fra loro, salate o dolci, accomunate solo dall’essere senza lievito.