Il Sangiovese, “cuore romagnolo”

In questo nostro blog dedicato alla cucina e all’enogastronomia soprattutto dell’Emilia-Romagna, non

Uve di Sangiovese. Foto di Francesco Sgroi da commons.wikimedia.com. In copertina, foto di Ursula Brühl, Julius Kühn-Institut sempre tratta da commons wikimedia.org.

abbiamo ancora affrontato il racconto dei vini. Iniziamo a farlo oggi con il Sangiovese, forse il più identitario della nostra Regione. Il Sangiovese è il vitigno più tradizionale delle nostre colline. Quello che più facilmente si trasformava in vino e andava a finire sulle tavole contadine delle nostre campagne. Al Sangiovese sono state dedicate poesie e canzoni. Quale romagnolo non ricorda la strofa Romagna e Sangiovese/ son sempre nel mio cuore/ Romagna e Sangiovese/ Invitano a far l’amore? Insomma, stiamo parlando di uno dei miti fondanti della cultura popolare romagnola al pari della piadina, dei passatelli, delle tagliatelle e dello squacquerone. Un vino che è nel cuore di ogni romagnolo.

Sangiovese, storie e leggende

Quali sono le storie e le leggende che raccontano questo nettare color rubino? Riguardo al nome, c’è chi sostiene che “Sangiovese” derivi da San Giovanni; chi da un’uva primaticcia detta “sangiovannina”; chi dal termine latino “jugum” (giogo) con riferimento al giogo che accoppia i buoi all’aratro, oppure alla forma dolce delle colline, tipica del paesaggio collinare romagnolo. Altri raccontano la storia dei frati cappuccini di Santarcangelo di Romagna che nel Seicento ospitarono un papa (o un personaggio di grande importanza). Questi apprezzò il vino offertogli e ne volle conoscere il nome. Siccome un nome non l’aveva, uno dei frati pare abbia risposto d’istinto: “Sanguis Jovis” (Sangue di Giove), facendo riferimento alla sua robustezza e al colore. Una variante di questa leggenda racconta che il frate rispose “Sanguis Jovis” perché il vino proveniva da vigne coltivate sul Monte Giove, la collina che sovrasta Santarcangelo.

Da dove viene il Sangiovese?

Plinio il Vecchio.

E’ molto difficile risalire alla provenienza di questo vitigno. Non ci sono notizie certe e attendibili. Plinio il Vecchio, storico, scrittore, naturalista ed esperto d’agricoltura, pare ne abbia scritto nella sua opera più nota, la “Naturalis Historia”. La prima informazione certa che abbiamo risale alla fine del 1500 quando Giovan Vettorio Soderini, un agronomo fiorentino nemico dei Medici e per questo esiliato nel paesino di Cedri, vicino a Volterra, scrisse il suo “Trattato della Coltivazione delle Viti e dell’arte dell’agricoltura”, nel quale sostiene che: “Il Sangiocheto o Sangioveto è un vitigno rimarchevole per la sua produttività regolare”. E, in effetti, ancor oggi possiamo dire che le vigne di Sangiovese offrono una produzione regolare, essendo piuttosto robuste e non temendo più di tanto le intemperie. Il primo documento romagnolo sul Sangiovese è in un atto notarile del 1672 ritrovato nell’Archivio di Stato di Faenza nel quale si sancisce la cessione in affitto di una vigna di uve Sangiovese.

Sangiovese, il disciplinare

Il Sangiovese gode di un suo disciplinare che regola la produzione del Romagna Sangiovese Doc

Un bicchiere di Sangiovese. Foto da rawpixel.com

(Denominazione di Origine Controllata). Tra le varie caratteristiche che deve avere, si legge che: il “Romagna Sangiovese DOC” deve essere ottenuto dalle uve di vigneti aventi, nell’ambito aziendale, la seguente composizione: Sangiovese minimo 85%. Possono concorrere, fino a un massimo del 15%, altri vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Emilia-Romagna. Il colore deve essere rosso rubino talora con orli violacei. L’odore vinoso con profumo delicato che ricorda la viola. Il sapore armonico, leggermente tannico, con retrogusto gradevolmente amarognolo. Il titolo alcolometrico volumico totale minimo, mai inferiore ai 12 gradi. Queste le zone di produzione: provincia di Bologna, 7 comuni; provincia di Forlì/Cesena, 24 comuni; provincia di Ravenna, 5 comuni; provincia di Rimini, 19 comuni.

A cosa si accompagna il Sangiovese?

Il Romagna Sangiovese Doc si accompagna bene a carni rosse, selvaggina e piatti di pasta fresca romagnola, come i cappelletti, le tagliatelle o i tortelloni al ragù, oppure a formaggi stagionati. I romagnoli, in realtà, ne fanno un vino a tutto pasto e alcuni non disdegnano berlo neppure con il pesce al posto dei più usuali vini bianchi.